PER UN ATTIMO SONO AL PAESE
E LI TI VEDO
LONTANA
LA PIAZZA AFFOLATA
RALLENTA
IL MIO AFFRETTO
IL CUORE VELOCE
MI AFFOGA.
TI VOLTI
TI GIRI
A TUTTI SORRIDI,
OR SO PER SICURO
SEI TU.
LA FOLLA MI FERMA,
L'ATTESA SI ETERNA
MA PRESTO ALLE SPALLE
CON VOCE CHE FALLE
TI CHIAMO:
MARIU!
TI VOLTI E SORRIDI
MA TU
NON SEI TU!?!
Doppu nu paru e belle trubbielle LaSila Doppu nu paru e belle trubbielle
U sule sinn a fattu lu patrune.
Sta terra che de sidda s'e 'stutata
Ni sta mustrannu chillu chi po fare;
Dicianu ca I piniculi su a fulli
Ci su lli ranni e chiu lli ravinielli
E vavuselle ntroppicanu i passi
E ppu cci su lli silli.
O grande Sila, cumu minni suonnu
E de belle ricchizze chi ci dienne
Quannu tuttu lu munnu nun sapiannu
Ci abbannunau.
E patate a Cicchella alli Carigli ,TreArie ranu, Marmari Jermanu,
E cipullizze abbunnanza alla macchia
E da Jimenta.
E lle mantre e vitielli ,vacche, voi,
Chi puru Roma ti dave a consignu.
I capurali ,e furisi e lli pagliari
Chijni e casi ,ricotte e sieru a chine
Nni vulie
Cume ere biellu quannu allu Calare
E da sila le mantre alla marina
Passavanu; allu puzzu io l'aspettave;
Incantatu alla vista e i cavalli e lli pullitri
E ppu c'eranu crape e pecurari
Ma li cchiu bielli e tutti erano i tori
Grassi e potenti : eranu silani. !
Mo si bella ppe mustra;
Ci su strate,ci su commerci e tuttu ma de terra
Ogne stagnune e'circulu ed e'fera
E l'acque frische ncanalate e care.
"E li Lupi chi t'eranu patruni
Si dissiddanu ancora alli valluni
Chi su lle vene e vita e sta curuna?"
"E serra a serra va santa duminica
E ciange ca discordia l'ha truvata
I miegli su puru illi spatriati
I rimanenti a" carta" guvernati.
E li briganti?Mo nun sientu nente
Su tutti I cittadini osserbienti
Alli dittati che li manne Roma
Puru si differenza
Nun c'e tra mo e tannu
Quannu la ceramella li iettau lu bannu.?
"Figliuma un t' affannare nutilmente
Iu sugnu sulu a Sila e Vucchiglieri..
Tutti parranu alle cuggine mie
A Sila Ranne ,a Sila Greca e cussi via.
Iu sugnu l'orfanella ,un tiegnu dota,
Ma puttaniere un sugnu e alla ricota
Rimanu sula, povarella e pia."
Sula nun ci rimani amata mia
Ti sunnamu ntru munnu a luna e sule
Quannu chiove o ni mine lla nivera
Ni si matre e cummari amica e rea
Statte lla ddue si ca nui venimu.
I Pignoli
Il problema con la pigna era il fatto che non eravamo capaci di raccoglierne il frutto essendo questa una maestosa pianta circa quaranta metri alta col raggio del fusto intorno ai cinque metri e rami cominciando ai venti metri di altezza. Il frutto e’ un cono massiccio ,solido e ceroso che cresce al difuori dei rami generalmente nei rami faccianti al sole in questo caso data la posizione della piña sul terreno inclinato a destra faceva la raccolta del rfutto quasi impossibile;dico quasi dato che ingenuita’ noi avevamo trovato modi di ricoverarne un po per usarne il frutto quando si uccideva il maiale e si faceva il sanquecotto I pignoli venivano mischiati aggiungendo tanto decoro e sapore al nostro gottoloso pasticcio. Uno dei metodi era di lanciare bastoni or pezzi di rami e colpire direttamente I coni con forza vigorosa abbastanza di farli cadere;questo reichiedeva tanta forza e buon occhio di cui mio fratello possedeva abbontante;infatti lui usava la sua bravura per ricavare un buon numero di coni che poi a Natale scambiava con altri giovani per chocolate e torroni or arange da saporare in famiglia per le feste.
I coni ricavati non rilasciavano il loro seme volontariamente cosi che si doveva metterli sul fuoco e dislocare le foglie increate dal resine e una volta aperte si battevano a terra lasciando cadere I pignoli ma questi in turno proteggevano il frutto poiche erano semi durissimi quasi come pietra e bisognava scacciarli diligentemente per non rovinare il frutto prezioso.
Un altro metodo di raccogliere I semi era di aspettare fino alla naturale morfosi dei coni che dopo un anno aprivano e lasciavano cadere I semi che noi si raccoglieva a terra ma il sapore era differente poiche ora il pignolino era secco.
Essendo Io un genio a congetturare e tentare nuovi metodi e soluzioni ed essendo di minuscola statura e debole in forze le mie soluzioni erano generalmente molto complicate e pericolose;in cerca di un fruttoso negozio per l,acquisto di ghiottonerie or giocattoli etc avevo da tempo occhiato la Pigna come soggetto di sfruttare e deciso il metodo aspettavo l’occasione opportuna per mettere il progetto in atto
Un bel giorno in Novembre mia mamma aveva bisogno di legna e l’asino era a casa mentre mio fratello era a Duno a pascolare il piccolo gregge di capre e pecore
Usando il mio buon fare convinsi mia mamma di lasciarmi andare a Duno con l’asino e portarlo a mio fratello che poi tagliate le legna e caricato il somaro potremmo ritornare insieme a casa.dando cosi alla povera donna un po di tempo di riposo
Fu cosi’ che la mia avventura inizio’ e montato il somaro presi via in discesa per Duno gia’ contanto I bei regali che sarei stato abile aquistare con la vendita delle pigne! Esatto:progetto Pigne era in azione!
La pigna locata proprio all’entrata del vigneto e alla somma piu alta del terreno fu il primo incontro e senza dar notizia del mio arrivo a mio fratello che era quasi alla falda con le sue capre incomincio il piano di azione che avevo mentalmente eseguito mille e piu’ volte Si il progetto e’ totalmente attuabile
A questo punto grido a mio fratello le istruzioni riguardo il somaro e le legna e lo assicuro c he io attendero all’asino fino al suo arrivo alla torre nel pomeriggio.
Il basto dell’asino era fornito di lunghe corde per assicurare le some
Usando una di queste corde fui capace di attaccarne un estremo ad un piccolo ramoscello della pigna essendo l’estremo di un ramo lungo e robusto della pigna
A questa corda ne attaccai un’altra ancora ancorata al basto del somaro che
Preso per la capezza lo tirai in modo che la corda tesa abbasso il ramo ad un livello che se io stessi eretto sul basto dell’asino potevo toccare il punto estremo del ramo.
Una volta a contatto col ramo come uno scoiattolo seguii il ramo e poi da un ramo all’altro come gradini li scalai fino alla cima e come se avessi conguistato il monte Everest ,esilerato e proud passando uno squardo al vicinato sentii un grande bisogno di pisciare e cosi battezzai l’albero che, gigantesco, eppure lo avevo conquistato
Fu un dafare per quasi una ora tendendomi a tirare e buttar giu le pigne che alle cime piu alte era facile acchiappare ma quelle all’estremo delle rami piu basse era molto piu faticoso e pericoloso raggiungere. Ne avevo tirato quasi cento quando per caso guardai giu e pensai all’asino’!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
No asino in vista! Oh Oh! Problema!!!!Guardando alla torre vidi l’asino godersi un bel pranzo dell’ulivo che ancora verde aveva anche degli ulivi .
Nell’euforia del conquistare la pigna io fui negligente nell’assicurare la corda che dal ramo andava all’asino il quale dopo un breve aspettare I miei comandi decise di andare via in cerca di fogliame il che causo il ramo a ritornare nella sua usata posizione a quasi dieci metri di altezza .Non c’e via di scendere senza le corde e l’asino.
Non era nei miei piani ben calcolati il passare di due ore in cima all’albero pauroso
Di addormentarmi e cascare cosi cominciai a cantarellare e anche a dire delle preghierine alla Madonna a san Rocco e infine a penzare a gli nnaimi!
Se c’era una occasione per questi amici per dimostrare la loro carita’ questa era l’ora precisa!!!!!!!!! Cercai di rammentarmi I segreti detti per invocarli ma niente mi venne in mente;io li sapevo a memoria prima ma ora niente da fare non una filastrocca or preghiera mi venne in mente.
Il pericolo piu inaspettato e piu brutto era che una aquila,grande come un aeroplano continuavava a circolare sul cielo immediato all’albero e ogni tanto stridendo fraceva un volo a passaggio molto vicino al ramo dove mi ero accovato.
Penzate alla mia speranza di uscirne a capo quando mio fratello, visto l’asino ,comincio a cercarmi,da prima con fraterni toni e poi minacciosi quando non ricevette risposta. Io sapendo di essere tra l’incudine e il Martello sapevo che davessi trovare un modo di alleviare le pene che erano per acciuffarmi quando mio fratello si sarebbe avvicinato a tiro di calci e beffe che mi avrebbe generosamente offerte una volta in possesso del mio piccolo corpicciuolo.
Non trovando asltro riparo pensai di dargli notizia del mio problema e lasciare le conseguenze a Dio e la Sua Misericordia se non quella di mio fratello che per non so che raggione credeva che Io fossi mandato al mondo per dargli cordoglio e per essere usato come recipiente delle sue furie e pedate.
Sono qui! Sono qui! Si sulla Pigna!No Non Posso Scendere! Non Lasciarmi qui!
No! no! no!
Il mio pianto diventa una cantarella mentre vedo mio fratello scomparire al di la della vigna verso il paese che ora e’ all’occaso di un bel sole novembrino.
Credendo che la lezione e’ impartita ora mio fratello ritorna verso la pigna e comincia a raccogliere le pigne e metterle nel sacco e nel frattempo mi domanda cosa son preparato a fare se lui mi avrebbe aiutato a scendere.Dopo aver rinnegato alle pigne e promesso di dargli la mia parte di qualsiasi dolciumi ci Avrebbe portato La Befana lui accedette a tirarmi la corda che io, divisa a meta, la lasciai cadere a lui e ancora una volta usando l’asino io scesi la corda fino al basto e poi finalmente messo piede a terra ferma mi fregai uno bello schiaffo sulle due guance e un solenne calcio in culo; tutto ricevuto con gratitudine e promessa di futura ubbidienza totale al potente fratello liberatore.Anche oggi ricordo il bruciore della guancia; purtroppo non ho avuto occasione di rivedere la pigna, tagliata, non so per quale insane ragione
La Pigna di Duno era un simbolo di potere che apparteneva ai Nobili Pugliesi;Ma I Pugliesi di Oggi sono di mentalita’ democratica e il valore del legname ha superato il valore simbolico e credo questo li ha motivati a tagliare la grande Pigna che ancora ereggie maestosa nelle mie memorie di quell tempo antico quando I nnaimi erano miei amici e la mia immaginazione svolazzava piu alta dell,aquila nidiata nella pigna e Duno!!
MALA COMPAGNIA
Mio padre si era ritirato a Duno in uno stato di completa depressione dopo il suo rilascio dalla Compagnia di Don Massimo Clausi!Mia mamma mi metteva sull’asino a casa e una volta diretto il somaro verso Duno lui se ne andava da solo senza che io avessi a che fare con la sua direzione;Lui prendeva ordini solo da mia mamma e mio padre; anche mio fratello aveva problemi con farlo andare per alter vie.
Fu cosi che un giorno di Luglio ero in via per Duno aqquantanto forte al basto per non cadere dato l’inclino della via e lo sfranato andare del somaro che non voleva ascoltarmi cominciai apiangere e bestemmiare il Diavolo che mi causava questa situazione.!Passando per il Puzzo ‘lasino si fermo’ alla Fontana e dopo essersi dissetato ed odorato a parecchie fontine di arina di altri asini si fece una lunga pisciata lui steso e si inammino veloce in discesa causandomi di spaventarmi e strillare piu forte del solito e chiamandolo figlio di un diavolo improvvisamente si calmo e prese un passo adagiato e uguale avertendo solchi e pietre che rese il mio posto molto comodo.Le sue orecchie era puntate,la bocca bavosa e nostrigliando frequente come se uno lo avesse per la capezza e gli forzava la briglia>Non potete penzare come mi facesse piacere questo nuovo modo di trasporto e cominciai a canterellare e immaginare che io avessi finalmente del controllo sulla bestia eun paio di volte gli menai la capezza e lo misi ad un trotterello quando arrivarmi alla zona piana lungo la strada prima di entrare nel viottolo che partendo lungo la serra conduce a Duno.
Arrivato sotto la pigna potei vedere che la porta della torre era chiusa e che il cane era in guardia sul terrazzo!Questo indicava che mio padre era dentro e possibilmente a letto.La mia sorpresa era che il cane che usualmente sarebbe corso carezzevolmente ad incontrarmi non si mosse affatto,perfino quando arrivato alla torre diressi l’asino verso la grande pietra che usavo per scendere dal basto;il cane non si mosse e basso la testa tra le gambe indicando non paura ma gelo.
Fu a quell punto che la campana della chiesa madre rintocco il mezzo giono ed io come al solito mi incrociai e recitai l,angelo di Dio come mi aveva insegnato la mamma e che avevo promesso di fare ogni volta che sentissi il rintocco di una campana!
Appena aperta la bocca per la preghiera ci fu un belare e un gridare tutto intorno che io non sapevo di dove veniva,il cane sobbolzo dal terrazzo e venne a ddosso leccandomi affezzionatamente la faccia,l’asino con un raglio sonoro e furioso scalciava con tutti e due I piedi di dietro e mio padre apparve alla porta cion il suo rivolver in mano pronto a scoppiettare una fucilata a quell’uno che chiassava intorno!
Tutto venne di calma al suo apparire,asino,cane ,io e chiunque altro aveva partecipato al chiasso e perfino la capra che aveva osservato la commozione da sopro una grande pietra diede una belatina e ritorno a ruminare.
Sicuro quell gioeno avevo avuto compagnia di Belzedec mi disse il vecchio eremita
A cui dissi che mi era successo quando andai a riempire il fiasco dell’acqua nel vallone dove lui aveva il suo pagliaio.Blzedec di sicuro ripete’ parecchie volte.fortunate che la Campana ti ha salvato e l’Angelo Custode! Chissa che ti avrebbe domandato a pagamento per averti accompagnato con l’asino!
Eh! Ci sono tanti che ancora ne soffrono le conseguenze per aver accettato il suo aiuto;e poi da un aiuto va ad un’altro fino che si impegnano la loro anima e dopo ciao,non ci puo’ nel il recitare preghiere ne confessare or altro allora ci vuole lo scongiuro e deve essere fatto da quelli che sono in potere di farlo ;tanti credono che lo sanno fare ma eccoti qua al piu ‘brutto punto il poveraccio si trova ancora attaccato!
Ritornato alla torre e offerto l’acqua a mio padre che febbricciava, gli repetei quello che mi aveva detto il vecchio!
Glielo daro io lo scongiuro a quell rimpambito uno di questi giorni ,mormoro’ mio padre e bevve un lungo sorso e ritorno a letto.
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