Bologna Il giallo del barbiere in estinzione
Repubblica— 16 aprile 2005 pagina 2 sezione:BOLOGNA
Bottega famosa, quella di piazza Santo Stefano. Gino Poggi che per 61 anni è stato Il Barbiere di Bologna (ha passato forbici e pettine al calabrese Scigliano un anno e 4 mesi fa) sostiene che un tempo a Bologna c' erano 4.000 barbieri. «Ora - dice il Figaro che ha preso il suo posto - saremo un centinaio in tutto. E mi arrivano nuovi clienti che mi dicono: il mio barbiere ha chiuso perché gli hanno aumentato l' affitto, il mio invece era diventato troppo anziano e non ha trovato nessuno che prenda in mano il suo mestiere». Mai avrebbero sognato, Francesco Scigliano ed il socio Nando Cordone, di avere un giorno una barberia che spesso finisce anche in televisione. «Io ho cominciato - dice il barbiere capo - quando avevo 8 anni. La mattina a scuola, il pomeriggio a bottega, da mastro Ciccio, a Bocchigliero, 2.000 abitanti, 2 barbieri e 3 parrucchieri. All' inizio spazzavo via i capelli e insaponavo le barbe. A 12 anni il primo taglio di capelli. Prendevo 10.000 lire la settimana, mance comprese. Ma è così che si impara ad usare forbici e pettine. Ancora oggi sono i nostri soli strumenti, mentre i parrucchieri spesso vanno via di macchinetta elettrica, e poi i loro clienti vengono a farsi aggiustare da noi». Tanti nomi famosi, fra i clienti nella bottega a fianco delle Sette Chiese. Romano e Vittorio Prodi e Giorgio Guazzaloca fra i politici, l' attore Stefano Accorsi, il cantante Biagio Antonacci, il marchese Salina e il conte Isolani, Paolo De Castro, Giancarlo Sangalli... «Per cercare un ragazzo da mettere a bottega ho telefonato anche al mio paese, ma adesso da mastro Ciccio c' è un solo garzone, e dice che ha paura a venire qui, in una grande città. Anche in Calabria le cose stanno cambiando. Quando ero garzone io, in bottega c' erano altri sei o sette ragazzini. Quando avevi imparato davvero il mestiere, il padrone ti lasciava metà dell' incasso che facevi. Era una bella soddisfazione vedere i clienti che entravano, si sedevano perché tu eri impegnato, e dicevano, guardando le poltrone libere: "Io aspetto Francesco". Anche il mio collega ha imparato il mestiere nella bottega di Bocchigliero, prima da mastro Ciccio e poi da me, che facevo i tagli quando lui ancora faceva le insaponate». Nel XIII secolo - la Chirurgia non era ancora una scienza insegnata all' Alma Mater - i barbieri «facevano salassi, medicavano piaghe, incidevano ascessi e cavavano denti». Ora ci sono parrucchieri che non toccano barbe e baffi. Ma il mestiere di Figaro non può morire. «Fare il barbiere - dice il nuovo Gino di piazza Santo Stefano - è sempre stato il mio sogno. Quando ero piccolo, ancora prima di entrare da mastro Ciccio, rubavo le bambole di mia sorella (solo quelle con i capelli lunghi) e le pettinavo, le tosavo, facevo shampoo... Chissà perché, mia sorella si arrabbiava. Oggi sono qui e mi permetto di fare un appello alle famiglie bolognesi: non avete in casa un ragazzino che voglia imparare un mestiere? Prende qualche soldo e intanto sta lontano dalle cattive compagnie... Per prima cosa gli insegno a insaponare le barbe». JENNER MELETTI .
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