Uno scandaloso accordo

Il 23 giugno 1946 l’Italia firmava un accordo bilaterale scandaloso con il Belgio che prevedeva l’invio settimanale
di 2.000 operai, in cambio di 200 chili di carbone per ogni giornata lavorativa di ciascun minatore italiano.

Con l’accordo veniva sancita una tacita “deportazione economica” in cambio di un lavoro. Un baratto ignobile siglato
da legittimi governi, messo sotto accusa dieci anni dopo dalle vittime di Marcinelle che gridavano vendetta perché,
sempre in Belgio, non si contavano ormai i morti italiani che erano caduti nelle miniere: Basti ricordare che nel 1946
si ebbero 17 morti italiani; nel 1947: 32; 1948: 37; 1949: 41; 1950: 40; 1951: 51; 1952:
52; 1953: 101; 1954: 56; 1955: 38; 1956: 187; 1957: 47; 1958: 32; 1959: 25; 1960: 34; 1961: 25; 1962: 29; 1963: 23.
Una sofferenza senza fine.

                                                               La tragedia di Marcinelle- 1956

                           "La catastrofe ha avuto luogo nella miniera della "S.A.Charbonnages du Bois du Cazier"
                           -262 vittime di cui 136 di nazionalità italiana. La maggior parte delle salme italiane sono
                           state rimpatriate. Un monumento ai caduti è stato eretto su una delle piazze di Marcinelle
                           con blocchi di marmo provenienti dai diversi paesi di appartenenza delle vittime. L’insieme
                           è opera di uno scultore italiano e il bronzo è stato fuso in Italia. Altro monumento sorge
                           nel cimitero comunale di Marcinelle dove sono le salme non identificate e quelle che sono
                           rimaste in Belgio". Con queste parole l'8 agosto dei 1956 il Consolato Generale d’Italia di
                           Charieroi sulla tragedia di Marcinelle che vide coinvolti 136 italiani.
                           Marcinelle un nome altrimenti sconosciuto per i più diventato tristemente famoso e
                           destinato per questo a passare alla storia. Marcinelle, un piccolo paese che sorge nei
                           pressi di Charieroi nel Belgio carbonifero sud occidentale, fatto di case basse, tutte in
                           mattoni sempre sporche di fuligine per i vicini giacimenti. Il pozzo maledetto, il pozzo di
                           Bois Du Cazier, a pochi metri dall'attuale cimitero con le sue alte torri. Ore 7.00 - I
                           minatori scendono come di consueto nelle viscere della terra. Sono in 274. Ore 1 0.00 -
                           L'esplosione e l'inizio della tragedia. L’incidente ha avuto inizio a quota m.975 dei pozzo di
                           entrata d'aria. Un vagoncino non ben sistemato nell'ascensore è rimasto schiacciato fra
                           l'entrata della stazione d’ingabbiamento e la parete dei pozzo; ha spezzato un cavo
                           elettrico di 500 volts e una tubazione d'aria compressa e una tubazione d'olio che serviva
                           al funzionamento di una bilancia idraulica. Il corto circuito provocato dalla rottura dei cavo
                           ha infiammato l'olio gassificato dall'aria compressa e le fiamme alimentate dall'aria
                           discendente si sono rapidamente propagate nei cantieri sotterranei provocando l'incendio
                           dell'intera miniera. Una catena di sventure che il minatore Antonio Lannetta, incaricato
                           della manovra, non ha potuto impedire. I minatori sono morti asfissiati. Non erano infatti
                           provvisti nemmeno di maschere contro l'ossido di carbonio, maschere che sono state poi
                           rese obbligatorie subito dopo la catastrofe per tutti i lavoratori delle miniere. I sopravvissuti
                           furono 14 di cui 3 italiani. Le ultime salme vengono recuperate solo il 22 agosto a quota
                           m. 1 035. Il paese italiano più colpito in termini di vite umane, un paesino in provincia di
                           Pescara, Manoppello, dove pochissime furono le famiglie non toccate in qualche modo da
                           quella sventura. Risaliva al 30 settembre dei 1822 il decreto reale che permetteva lo
                           sfruttamento della miniera dei Bois du Cazier di Marcinelle. Da allora gli incidenti mortali
                           si susseguirono innumerevoli e praticamente sin da subito. I più gravi: 9 vittime nell'agosto
                           dei 1908 e altri 16 sventurati nel 1930. Di antica data è l’ imigrazione italiana in belgio. nel
                           1910 in quel paese si contavano già quasi 5.000 italiani e allo scoppio della seconda
                           guerra mondiale erano saliti a 33.000. Il flusso migratorio si intensifica dopo la fine dei
                           conflitto grazie anche al protocollo firmato tra Italia e Belgio per l'invio da parte dei nostro
                           paese di 50.000 minatori nelle miniere belghe ad un ritmo di 2000 unità alla settimana.
                           Malgrado l'accordo, nessuno si preoccupò di creare un'accoglienza perlomeno dignitosa
                           per queste persone che vennero infatti alloggiate in baracche di fortuna, le stesse usate
                           dai tedeschi nei campi di concentramento durante il periodo bellico. In base ai contratti, i
                           minatori dovevano lavorare nelle miniere come minimo cinque anni, isolati completamente
                           dalla popolazione locale e, date le condizioni di vita, lontani dalle famiglie che restavano in
                           Italia. Intanto nel 1951 viene creata la CECA . Comunità europea dei Carbone e
                           dell'Acciaio - e al Belgio viene chiesta la chiusura delle miniere meno redditizie. Nel 1953
                           l'Italia sospende l'invio di manodopera verso quel paese dove intanto si ripresenta sempre
                           più grave il problema della sicurezza. Nel febbraio dei 1956, quasi un lugubre presagio
                           dell'imminente catastrofe, periscono sette italiani nella miniera di Quaregnon. U8 agosto
                           dello stesso anno, la tragedia di Marcinelle. I lavori nella miniera riprendono nell'aprile dei
                           1957 e si protrarranno per altri 1 0 anni, fino al 9 dicembre dei 1967 quando la miniera di
                           Marcinelle viene definitivamente chiusa. L'ultima miniera della Valionia invece, quella di
                           Roton, continuerà a lavorare fino ai giorni nostri venendo chiusa il 30 settembre dei 1984.
                           La manodopera italiana nelle miniere belghe fra il 1946 e il 1956 aveva rappresentato ben il
                           31,6% in media dei minatori di fondo con percentuali anche più elevate in talune miniere
                           come quelle della zona di Charieroi. Pochi giorni prima della tragedia di Marcinelle la
                           stampa belga parlava in questi termini dei minatori italiani: " ... non abbiamo più bisogno
                           degli italiani..." e ancor peggio il ministro Van den Daele ..."gli Italiani sono solo buoni per
                           venire a crepare da noi...".

Complessivamente sono stati 867 gli italiani periti nelle miniere del Belgio. Una cifra significativa, emblematica, ma nello stesso tempo drammatica,
a denunciare una tragedia continuata per decenni e vissuta sulla pelle della nostra gente emigrata, senza che nessuno nei palazzi romani si
scomponesse.

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