La Sila rappresenta il cuore geografico della Calabria, suddivisa in Sila Piccola (la porzione meridionale del territorio), Sila Grande (il nucleo centrale), Sila Greca (la parte settentrionale ). La Sila Greca, in particolare, si estende a nord-est al di sopra dei corsi del fiume Mucone e del fiume Lese. Il monte Paleparto (m. 1.481) ne rappresenta la vetta più alta, da cui si dipartono vari contrafforti che vanno a saldarsi a sud-ovest con la Sila Grande, degradando nei valloni sottostanti verso il litorale ionico del Rossanese. Il territorio è quindi piuttosto eterogeneo; presenta un'ampia fascia a pianura che costeggia il mare, seguito da medie colline, altopiani e montagne. Lo attraversa un unico fiume, il Trionto, anticamente forse navigabile (noto ai greci col nome Traesi ed ai Romani come Traentum) ma sono presenti moltissimi piccoli corsi d'acqua, più propriamente chiamati fiumare (tra i maggiori: Cino, Citrea, Celadi, Colognati, Coserie, Fiumarella, Laurenzana, Nicà, ecc.), il cui regime passa dalle forti variazioni di portata delle piene invernali, all'aridità quasi totale di alcuni mesi dell'anno. Il paesaggio è dominato dalla massiccia mole della Sila cui si contrappone, a nord, la sequenza di colline che degradano verso la pianura costiera Ionica. Il rilievo della zona silana è dovuto alla natura geologica ed alla notevole velocità di sollevamento tettonico del massiccio. Le rocce che costituiscono il cuore della montagna sono di origine metamorfica, antiche formazioni sedimentarie che, circa 300 milioni di anni fa, in una zona del mediterraneo diversa da dove si trovano attualmente, furono ricoperte da spessori di altri sedimenti e trasformate - ovvero metamorfosate - in rocce di tipo prevalentemente gneissico e filladico, sottoposte ad intrusioni di magmi granitici e intense deformazioni, piegate, sradicate, trasportate in enormi ammassi per grandi distanze: un lungo processo noto come corrugamento ercinico. Successivamente, su queste formazioni, si sono sedimentate rocce a prevalente composizione carbonatica o marnoso-carbonatica. Circa 180 milioni di anni fa, tali masse, già metamorfosate e tettonizzate, cominciarono ad essere coinvolte in un processo di deformazione, conosciuto come "corrugamento alpino", ancora in atto. Si deve a ciò l'intensa attività sismica dell'area calabrese e del rossanese in particolare. Col passare del tempo, la diversa resistenza all'erosione e la diversa velocità di sollevamento, hanno creato il contrasto tra il paesaggio del massiccio silano (con versanti erti, valli profondamente incise, intensa copertura vegetale favorita dalla maggiore piovosità) ed il piatto e brullo paesaggio della bassa collina e della pianura costiera, in cui però, sia la totale mancanza di copertura forestale, sia le ricche coltivazioni di uliveti ed agrumeti, sono opera dell'uomo. Percorrendo la strada che dalla stazione di Mirto-Crosia sale verso l'altopiano silano, passando per Cropalati e Longobucco, si ha la possibilità di osservare tutta la serie stratigrafica. La strada, infatti, percorre prima la recentissima pianura costiera, costituita dai sedimenti del quaternario (sabbie e conglomerati), quindi, dopo Mirto, entra nella zona dove affiorano i terreni del terziario, comprendenti argille, gessi, sabbie e le caratteristiche argille varicolori. I continui avvallamenti della sede stradale denunciano l'alta franosità di questi terreni. Quando la strada attraversa il fiume Trionto, poco prima di Cropalati, si lascia il dominio delle rocce sedimentarie, deposte dopo l'arrivo delle falde, e si entra nel dominio delle rocce metamorfiche (gneiss duri ma fratturati e filladi cedevoli) e granitiche, in una parola: cristalline. Il cambiamento è brusco anche dal punto di vista del paesaggio. La morfologia si fa più aspra e diviene predominante la copertura forestale a leccio. Dopo Cropalati, poi, si cominciano a vedere gli strati molto regolari, emergenti verso monte, dei sedimenti marnoso-carbonatici che costituiscono la successione sedimentaria di copertura dell'unità di Longobucco. Il clima si può distinguere in base alle fasce altitudinali, rinvenendo così generalmente: una zona pedemontana - fino a 500 metri circa - dominata da un clima (dai 20° fino ai 35°) e da una vegetazione tipicamente meditarranei; una fascia sub montana - dai 500 ai 1000 metri - di transizione con clima intermedio (fino ai 20°) e frequenti "intrusioni" di essenze vegetali delle due sottoregioni limitrofe; infine una fascia montana - dai 1000 metri in su - in cui riscontriamo un clima e un panorama vegetazionale essenzialmente di tipo continentale. |